Artesacra

Gv 15.1-8

Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Gv 15.1-8

Pur volendo stare con te Signore

spesso mi trovo fuori e lontano da te

Il mio orgoglio mi porta fuori

E’ proprio quella lontananza

Che mi fa vedere il mio niente

E lo sono realmente

E’ nel ritornare e nel ricominciare

E’ tutta la sapienza

Perchè senza di te non posso far nulla

La tua presenza in me rimane stabile

Spesso misuravo la Tua presenza con il successo

Era una modalità pagana tanto che il mio ego si ingrossava

Anche la gratificazione che veniva da un superiore

Era il plauso roba da quattro spiccioli

Che poteva essere strumentalizzato dal mio io

E diventava testimonianza egoica della mia fede (cfr lettera di Giovanni)

No! il frutto di cui tu parli è un altro

E’ la vita eterna

Quella vita precaria perché sai di morire

Quella vita che ha il sapore di Eterno

Il frutto è la sintesi di queste vite

La vita terrena ha una fine e ti ci attacchi

La vite eterna la vedi come impossibile

Eppure il frutto anche se ti sembra di non vederlo

Porta in se un segno

Come il vino che è un bene non necessario

Ma allieta il cuore dell’uomo

Così la tua esistenza che ti sembra inutile

Ricordati!!!

Tu in lui sei come il pane inzuppato nel vino

Così è il cristiano nella società e nel mondo(cfr lettera a Diogneto)